L’artista, originario di Picerno (PZ), abita ed opera da molti anni a San Donato Milanese e conosce la pittura a 360 gradi,
avendo perfezionato il suo percorso artistico in Italia e all'estero. Dopo gli studi accademici ha iniziato il percorso di verifica della pittura impressionista, dipingendo negli stessi luoghi in
cui l’Impressionismo francese è nato e arricchendo il suo bagaglio di informazioni che vanno al di là dei dettami della poetica impressionista; in particolare ha potuto verificare l’incidenza del
luogo in cui nasce un quadro e la misura in cui il pittore ne resta influenzato, spesso fuori dalla sua consapevole scelta. Il percorso impressionista di Faraone si è ampliato analizzando anche
le opere dei pittori della Scapigliatura milanese, prodotte in concomitanza con l’Impressionismo francese, e quelle dei Macchiaioli toscani. Il risultato è visibile nelle sue opere e sicuramente
godibile: una tavolozza cromatica importate, in cui anche i colori complementari giocano la loro parte per conferire brillantezza e armonia di vibrazioni. Le scene rappresentate sono molteplici,
ma in particolare sono scorci di Milano in cui si muovono i tram della seconda metà del Novecento, con i colori che la nostra memoria conosce. A differenza degli impressionisti francesi che
rappresentavano una società appagata e forse contenta, in Faraone troviamo la Milano che lavora, dove tutto è movimento. L’acqua è l’elemento onnipresente, sia che scorra nei navigli, sia che
bagni le vie della città conferendo una serie di riflessi che l’artista ci restituisce conferendo alla scena ritmi cromatici di particolare intensità. Giuseppe Faraone nella sua ricerca ha
praticato anche l’Espressionismo — e secondo me non l’ha abbandonato del tutto—; possiamo notarlo in alcuni quadri in cui l’artista fa uso della pennellata lunga, deforma gli elementi
strutturali, che prende solo a pretesto, e affida il fine della sua ricerca non alla interazione ambientale bensì all'accostamento cromatico. Non penso di trovarmi fuori dal seminato, tanto più
che lo stesso pittore in un pieghevole presente in sala dichiara che la sua pittura “non vuole essere necessariamente né gioiosa né esteticamente bella, ma solo la cronaca delle mie emozioni”.
Questa affermazione riconduce alla poetica espressionista, in base alla quale per il pittore esistono solo i colori, indipendentemente da ciò che egli rappresenta e che volutamente spesso
deforma, conferendo al quadro solo valore psicologico.
di Benedetto Di Pietro
Giuseppe Faraone dal 2016 è presente sui libri di testo di 4° e 5° delle scuole primarie italiane (Casa Editrice Ardea)